lunedì 23 marzo 2009

Printemps: controindicazioni

Farfalle frullano
nella pancia
e franano le certezze.
Cadono come tegole
sbattute dal terremoto
e ti lasciano scoperta,
senza pelle.

sabato 21 marzo 2009

Supermercato

Una spesa veloce, quella che si fa sulla via di casa dopo il lavoro quando non si ha proprio più niente in casa per poter arrangiare una cena, è l'occasione.
Il luogo è un supermercato di quartiere, una Sma.
Tempo stimato per l'azione: 15 minuti al massimo, proprio una cosa rapida.
All'ingresso due donne parlano con un uomo, chiedo permesso ed entro. Una cassiera che passa di lì si infastidisce e in malo modo dice ai tre di levarsi dai piedi. Sono rom.
L'uomo se ne va, le due donne entrano.
Compro tre cose, vado alla cassa. La cassiera, la stessa dell'ingresso, mi dice, sgarbata, che lei è chiusa, di andare da un'altra. Rispondo che la luce del numero della cassa era accesa e per quello avevo pensato fosse aperta.
"E invece è chiusa, non vede? Cos'è, cieca? Sto contando i soldi, quindi si allontani."
"Sì, d'accordo, non c'è bisogno di agitarsi. Potrebbe essere un po' più gentile con i clienti. Anche prima sulla porta è stata sgarbata."
"Ma prima non ha visto chi erano quelli?"
"Sembravano persone."
"Va be', ma lei forse non li ha visti bene, oppure non vuol capire. Non sa chi sono quelli lì."

Desisto, in fondo non ho intenzione di litigare, voglio fare una cosa veloce e andare a casa. Mi metto in fila dietro una delle due donne che ho visto all'ingresso. Lei paga un pacchetto di wurstel. La cassiera intanto continua a borbottare chiamandomi maleducata e chiedendosi che cosa voglio dalla sua vita.
Lesto un armadio di ebano a due ante si para davanti alla donna col pacchetto di wurstel subito dopo la cassa. Le chiede di aprire la borsa. Lei rifiuta, si ribella, lui la strattona in malo modo cercando di prendere la borsa.
Sono arrabbiata, ho finito la dose di pazienza giornaliera che mi aiuta a non picchiare le persone intolleranti. Faccio per intervenire e per frappormi tra l'armadio a due ante e la donna dei wurstel. "E tu tornatene al tuo paese, negro di merda!"
Era la voce della donna dei wurstel. La donna rom che volevo difendere.
Mi gelo. Pago la mia spesa e me ne vado infinitamente triste.

venerdì 20 marzo 2009

Non v'è amore per la vita senza disperazione di vivere.

Albert Camus



Questa volta sembra proprio vero
che qualcosa sta cambiando
come fili di vento leggero
le nostre vite allo sbando

Come il caldo che scioglie l'inverno
quello che resta del giorno
ha un sapore diverso, diverso

Quando tu compari piano
sulla mia parete bianca
appena dipinta
da un'incatentevole mano

Come l'alba che abbaglia l'inverno
quel che resta del buio
ha un colore diverso, diverso

Questa volta non avrò paura di sbagliare ancora
tu mi dai la forza e quel senso della vita che non c'era
l'infinito immenso stava qui sospeso con il fiato in gola
ad aspettare fino adesso la nostra vita nuova

Ora parla al tuo compagno
e digli che l'amore spiega
le cose che la gente nega
le cose che tutti fanno

Come il caldo che scioglie l'inverno
quello che resta del giorno
ha un odore diverso, diverso

Questa volta non avrò paura di sbagliare ancora
tu mi dai la forza e quel senso della vita che non c'era
l'infinito immenso stava qui sospeso con il fiato in gola
ad aspettare fino adesso la nostra vita nuova

La nostra vita nuova
Max Gazzè

giovedì 19 marzo 2009

Castellaro Lagusello

3 agosto 2007

Castellaro Lagusello è Iride Luciana Orlandi, una signora di settantasei anni che ne dimostra almeno una decina di più.
È seduta sulla panchina di marmo dell'unica piazza del paese. Appoggiata al suo bastone, affronta il sole d'agosto con vestaglia, mantellina di lana e pantofole. Ha appena avuto un ictus "leggero", dice, è tornata in paese da due giorni dopo tre settimane di ospedale. È qui da sempre, ha lavorato nei campi per sessant'anni, ora vive con la pensione minima.
Abita sola, ha paura delle badanti. Sua sorella sta a qualche paese da qui, pochi chilometri, ma una distanza incolmabile senza l'auto o qualcuno che l'accompagni.
"All'ospedale ero felice, mi davano da mangiare. Tè la mattina, tè la sera. È tutto quello che volevo."
Però poi è stata un po' meglio e l'hanno rimandata a casa.
"Ma io non ho più voglia, non credo che durerò un altro anno."
I compaesani la salutano per dovere, si fermano a malapena, indaffarati nel nulla. Chiedono come sta e mi guardano col sospetto che si riserva a una sconosciuta seduta accanto alla vecchina.
Ci siamo scambiate i numeri di telefono e le ho fatto una fotografia. Era contenta, si è sentita bella. Dice che devo farne un libro, delle mie foto.



Non le ho mai telefonato. Domani ci provo.

mercoledì 18 marzo 2009

Printemps


Aria di prima vera,
ora reale. Fuori e dentro.
È venuto il momento,
di intrecciare parole come cesti
per contenere il nostro pane.